Trail Running: quali i limiti?
Nella natura dell’uomo è innata la tensione verso il superamento dei propri limiti. Noi trailer lo sappiamo bene, chi più chi meno, portiamo spesso il nostro corpo a fare sempre qualcosa in più, a migliorare le nostre capacità. Che lo facciamo per passione e spirito d’avventura o che lo facciamo per agonismo, ci alleniamo duramente per questo. Ma dove si trova il limite tra la sfida personale e la pericolosa incoscienza?
L’antefatto
Questa mia riflessione deriva da una serie di eventi di quest’estate. Il 17 agosto un trailer cade sulla normale francese del Monte Bianco, perdendo tragicamente la vita. Si scatena la polemica sulla mancanza di attrezzatura e preparazione, specialmente da parte del sindaco di Saint Gervais, Jean-marc Peillex. Si parla di divieti di ascesa senza l’adeguata attrezzatura alpinistica. Si scatena la contropolemica di una parte del mondo del Trail, Kilian Jornet in primis che si fa fotografare nudo sul Monte Bianco al grido di “Perchè dal lato italiano sì?”. Passa a malapena una settimana e, mentre si cerca ancora un alpinista giapponese, muore un altro trailer, sempre nello stesso punto, rialzando i fuochi della polemica.
Bisogna sempre usare il cervello
È verissimo, facciamo uno sport che porta dei rischi, e spesso siamo visti come quelli che, come si dice dalle mie parti, “i van a sercà u ma’ cumme i meghi” (trad. “Vanno a cercare il male come i medici”). Ma è anche vero che bisogna, proprio per i rischi intinseci, esserne coscienti e usare il buon senso e il cervello. Partire preparati, sapendo quel che si fa e con l’attrezzatura adeguata. Kilian, persona che stimo anche se questa volta è andato un po’ sopra le righe, ha detto anche una cosa intelligente nel suo post, che purtroppo forse pochi hanno notato. L’attrezzatura bisogna più saperla usare che essere obbligati ad averla.
La vera situazione attuale
La situazione invece è questa, almeno in Italia: sempre più persone si affacciano al Trail Running, pensando sia la stessa cosa di una gara su strada, senza la dovuta preparazione mentale e atletica e senza l’attrezzatura adeguata. Vi avevo già parlato della Maremontana e dei tanti casi di ipotermia. In quel caso, su una gara che parte dal mare e supera i 1000 metri di altitudine, un tempo inclemente ha colpito proprio quelli che, impreparati, si erano presentati in canottiera e pantaloncini.
L’unica soluzione possibile
In una situazione del genere ha ragione Kilian sul fatto che bisogna sapere quello che si va a fare, cosa serve per farlo e come usare l’attrezzatura. Ma ha decisamente ragione anche il sindaco Peillex a preoccuparsi. Sono sempre stato favorevole all’espansione di uno sport, specie di uno come il Trail Running. Ma qui l’esplosione di atleti non va di pari passo con la presa di coscienza degli stessi. E questo non fa bene al movimento. La gente si fa male, qualcuno ci perde la cotenna, scattano le critiche e le polemiche sino ad arrivare a non fare più alcune gare. Sì, sono decisamente favorevole a inserire requisiti minimi obbligatori, almeno nelle gare e su percorsi particolarmente pericolosi. Se non li ho vuol dire che potrei avere problemi sulla gara, fino a creare situazioni di pericolo per me e per gli altri. Quindi meglio che rimando ad un’altra volta.
Il Trail Running è uno sport meraviglioso, che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita, anche su un percorso di pochi km. Permette una comunione con la natura ai massimi livelli, che dovrebbero provare in più persone. è però anche uno sport che può portare rischi, che non si fa dall’oggi al domani. I km possono essere molti, le situazioni anche estreme. Per questo va affrontato con coscienza, buon senso, preparazione e attrezzatura adeguata. Altrimenti si rischia grosso!
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