Quando una gara è bella vale sempre la pena tornare. Quando si parla di Alpi Apuane Skyrace tornare è d’obbligo! Ecco perchè, dopo l’esperienza dell’anno scorso, ho deciso di ripetere: 23 km, 1400 m D+, quota massima 1859 m s.l.m. sulla cima della Pania della Croce, paesaggi mozzafiato, divertimento assicurato.
La partenza
Ok, lo zaino è a posto, ma dove diamine sono tutti? “Ci aspettiamo brutto tempo in quota, quindi abbiamo anticipato la partenza di un quarto d’ora”. La mia solita fortuna… Fortunatamente mi fanno partire lo stesso, prendendomi il tempo reale, con le “scope” partite 15 minuti prima. Nessun problema, quando mai corro con qualcuno? Inizio risalendo il bosco, incontrando dopo pochi km le scope e quindi la coda della gara. Arrivato al primo ristoro non faccio lo stesso errore dell’anno scorso e lascio stare la completa autosufficienza. Continuo a correre e a salire sul crinale di Monte Forato. Da una parte si vedono gli Appennini, dall’altra il Mare e la foto è d’obbligo. Il sentiero diventa parecchio tecnico, ma i momenti per guardarsi intorno non mancano, magari aspettando il proprio turno alle corde fisse. Arriviamo al primo rifugio chiedendo salsicce e lasagne, ma ci accontentiamo di banane e crostata.
La salita alla Pania
Dal rifugio Foce di Valli si inizia a fare sul serio. La salita non è semplice, quelli che sono passati precedentemente hanno lasciato un sottile strato di fango sulla roccia, rendendola scivolosa. Quando attacchi il serpentone sulla parete della Pania, non puoi fare a meno di guardare in alto, e sentirti piccolo piccolo di fronte a quel gigante. Le altre persone che salgono ti sembrano formichine a cospetto di un titano. La cima è in mezzo alle nubi e questo ti fa sentire ancora più piccolo. Arrivo in cima stremato, ma felicissimo. Lassù ti senti davvero sul tetto del mondo. Non mi metto a piangere, ma l’emozione è comunque tanta.
La discesa
Appena passata la cima inizia la lunga discesa verso il Rifugio Enrico Rossi, una pietraia sconnessa, che spesso non perdona. L’attenzione è massima e quindi non ci si mette a guardare i panorami. Poco dopo il rifugio ricomincia il bosco, che percorro incredibilmente senza crampi. L’anno scorso era stato un calvario, forse quest’anno sono comunque più preparato, oppure la strategia alimentare ha pagato meglio? Non ci penso granchè e continuo a correre.
Lo strappo finale e l’arrivo
Dopo una ventina di km dalla partenza arriva il momento più temuto: la temibilissima salita finale. Neanche un chilometro per sì e no 200 m di dislivello, ma a quel punto della gara arriva come una mazzata nelle gambe. Interminabile e durissima. Quando arrivi alla fine ti sembra incredibile rivedere la discesa. Uno stradone e si torna a Fornovolasco, sulla ripidissima discesa finale spaccagambe. Chiudo in 112esima posizione assoluta con 4:30:37, decisamente meglio dell’anno scorso!
L’Alpi Apuane Skyrace è una gara sempre magnifica, organizzata sempre nel migliore dei modi. Bellissima l’idea della maglia da finisher. Unico neo di questa edizione la mia terribile maledizione che mi perseguita: arrivo alla partenza in extremis e unghia dell’alluce sinistro partita anche quest’anno. Sarà per il prossimo anno!