2018-01-11 ~ 5 min read

Alla ricerca della strada del Perdono


laghetto lungo le cascate di Casella

Da quando i miei genitori si sono trasferiti a Beverino mi hanno sempre parlato di una strada bianca che corre proprio sopra il loro agriturismo. Una strada molto panoramica che era assolutamente da fare. E per questo sono andato alla ricerca della Strada del Perdono.

Premessa

Fare la sola strada del perdono sarebbe stato troppo semplice. Cosa potresti fare per rendere la cosa più interessante? Prendere la mappa della zona e andare a scovare nuovi posti da vedere. Scelti i sentieri, per la maggior parte mai visti, voglio complicarmi ancora di più la vita: partire appena smontato dalla reperibilità notturna, quindi con la grande, enorme, gigantesca incognita dello stato comatoso del mattino.

Si parte

Fortunatamente la nottata va mezzo bene, riesco a non dormire in furgone (Se vuoi consigli e strategie per il bivacco in macchina sono un ninja ormai). Mi faccio accompagnare dal collega a cui passo il turno fino ai Buggi, da cui parte il giro che mi sono prefissato. Una lunga scalinata che porta alla Litoranea delle Cinque Terre e alla Madonna dell’Olmo. Salgo ancora, ogni tanto girandomi per osservare il panorama. Giro attorno al Monte Santa Croce per passare Casa Pilloa e la Sella Gesuela. Arrivo a Biassa giusto per prendere il caffè con mia moglie.

L’AV5T

Per fare il giro che ho in mente devo salire fino all’Alta Via delle Cinque Terre, poco sopra casa mia. Da Sant’Antonio percorro tutti monti che ormai sono il mio parco giochi fino a Cigoletta. Da qui parte il vecchio sentiero che collega Vernazza a Casella, una delle costole della grande “spina dorsale” che divide la Val di Vara dal mare. Il tracciato è uno stretto single track che segue la valle. Ad un certo punto si incontra un piccolo rigagnolo d’acqua. Un momento, è il 9 luglio e non piove dal 1 Maggio! Continuo a scendere lungo questa meravigliosa valletta. Presto il rigagnolo si allarga, crea piccoli laghetti, piccole cascatelle. Mi sembra di essere in un paradiso! L’acqua è freschissima e sembra creare un microclima che non fa assolutamente sentire il caldo afoso di luglio. Scendo come un matto, e arrivo a Casella, dove vado a visitare le Cascate e la sorgente, ottimo punto di ristoro se i km non sono così pochi. E, nonostante la siccità, qui sembra di essere in un altro mondo.

Il Santuario dell’Agostina e Quaratica

Da qui sarei potuto andare a prendere la Val di Vara, ma la mia voglia di complicarmi la vita è dietro l’angolo. Sulla mappa vedo un piccolo edificio religioso isolato in costa al monte. Il sentiero parte da Casella e corre in mezzo al bosco fino alla strada asfaltata che porta al Santuario dell’Agostina. Qui si apre un panorama da urlo. Non posso non fermarmi a fare foto e a godermi la vista. Sotto la Val di Vara intorno a Riccò del Golfo e oltre i primi crinali gli Appennini. E non è una giornata particolarmente limpida. Supero il Santuario e proseguo di nuovo nel bosco fino a Quaratica, un piccolo e antico paese, dove il sentiero passa letteralmente sotto le case, tra volti e terrazzi.

La giungla

L’idea è partire da Quaratica e tornare sull’AV5T alla Sella Marvede. Prendo quindi sicuro e baldanzoso il sentiero che risale il monte. Presto però inizio ad essere rallentato da rovi, piante, felci, alberi caduti. Il sentiero è appena visibile e i segni bianchi e rossi sono quasi invisibili, spesso mescolati a segni di altro colore e significato sconosciuto. Ci metto più di un’ora a fare quei 4 km scarsi che dividono Quaratica dalla Sella Marvede. Arrivato in cima mi sembra di essere uscito dalla giungla più fitta. Percorro il solito tracciato dell’AV5T fino alla Sella Galera, da cui dovrei scendere fino a San Benedetto. I primi metri sono ok, ma ben presto la storia si ripete. Si cerca il sentiero, si cammina con le ginocchia al mento per i continui scavalchi, si rimpiange di non avere un machete, ci si aspetta lo spuntare di qualche indio armato di lancia avvelenata. In qualche modo riesco a mantenere il sentiero e a raggiungere la piana di San Benedetto.

La Strada del Perdono

Arrivo a San Benedetto decisamente provato. Fortunatamente mi basta raggiungere Debbio per prendere la Strada del Perdono. E l’inizio è decisamente incoraggiante: una strada bianca larghissima, con fondo quasi sabbioso, completamente panoramica e con pochi saliscendi, per terra tracce di bici da passeggio. Dopo le ore di giungla amazzonica mi pare un paradiso. Il sogno dura poco: incrocio una strada asfaltata e il tracciato cambia talmente tanto che faccio fatica a vederlo. L’autostrada diventa un sentiero abbastanza largo ma completamente sconnesso, in mezzo a cespugli di erica e alberi. Essendo quasi tutto in crinale in un ex bosco di pini decimati dalla malattia, offre comunque una gran vista panoramica sulla vallata di Beverino. I km sono comunque ormai molti, il GPS da polso inizia a segnare che di carica ormai ce n’è poca, le gambe è un po’ che hanno qualche problema e ogni svolta sembra l’ultima, ma solo per farne apparire un’altra. Arrivo sulla strada di Castagnarossa dove abbandono il tracciato e scendo verso l’Agriturismo dei miei genitori. Qui un po’ di pane, formaggio e frutta e una buona birretta ristoratrice. E un passaggio verso casa. Dopo 39.8 km in 8:16:14.

Un giro a dir poco avventuroso, ma con moltissime cose meravigliose da vedere. I lavatoi dei Buggi, La Madonna dell’Olmo, Casa Pilloa e le Cinque Terre dall’alto. E poi le Cascate di Casella, il Santuario dell’Agostina, Quaratica e la stessa Strada del Perdono sono posti da inserire nella lista dei desideri di ogni Trailer che si trovi in zona. Posti forse poco conosciuti, ma sicuramente meritevoli di una visita.

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Biopic di Sirio Negri

Ciao, mi chiamo Sirio Negri, sono uno sviluppatore web, un tecnomane, un papà e uno di quei pazzi che corrono per boschi e monti macinando km per il puro gusto di farlo e di conoscere nuovi posti e paesaggi.